Regole

Quattro regole d’oro per mantenere la Matrice Extracellulare in salute e perfettamente funzionante, evitando a monte il suo deterioramento.

Mantenere l’ECM ben idratata: ciò si ottiene facilmente bevendo due litri d’acqua naturale nell’arco della giornata. È ottimo assumere anche altri liquidi naturalmente, ma dovrebbero essere assunti in più, e non in vece, dei due litri d’acqua naturale.

Lo so, lo so, qualcuno protesterà: “Ma io non ho sete! E poi se bevo devo fare la pipì!”. Ebbene, lo spegnimento dello stimolo della sete è una risposta del nostro organismo alla quantità estremamente ridotta d’acqua che gli forniamo. Se non beviamo, l’organismo legge la circostanza come una mancata disponibilità d’acqua nell’ambiente, dunque smette di chiederci di bere. Proprio come succede rispetto al cibo quando si entra in anoressia. Quando ricominciamo a bere in modo adeguato, nell’arco di un paio di settimane l’organismo recepisce il fatto che l’acqua è nuovamente disponibile e ricomincia a chiederla riattivando lo stimolo della sete. Quanto alla pipì, è semplicemente il segno che il nostro beauty center incorporato funziona (ricordate lo slogan «puliti dentro, belli fuori»?): ciò che non vi consentite di espellere resta a intasare la matrice, con tutte le conseguenze del caso.

Dormire molto, giacché è dimostrato che la privazione del sonno altera il metabolismo rendendo più difficile l’eliminazione delle scorie che si accumulano nella matrice, inducendo il deterioramento strutturale di cui abbiamo parlato. Sic et simpliciter.

Evitare esposizioni prolungate ad agenti tossici o a campi elettromagnetici artificiali. Possono alterare il ritmo delle transizioni di stato dell’ECM.

Mettersi nella prospettiva di vedere una soluzione per ogni problema che si presenta. Il sentirsi intrappolati in una situazione senza via d’uscita è alla radice della condizione di stress prolungato che impedisce cronicamente all’ECM di funzionare bene. Attenzione: il problema non sono i problemi, ma il non vederne la soluzione. Noi siamo biologicamente e cognitivamente equipaggiati per risolvere problemi estremamente complessi, e anzi, trovare soluzioni in situazioni difficili è un’esperienza che ci esalta e ci gratifica. Quello che non sappiamo fare è restare a lungo in una situazione che sembra irrisolvibile. Un centometrista può correre veloce solo perché c’è un traguardo da tagliare, un punto di soddisfazione raggiungibile ove sedersi e riconoscere di aver fatto un buon lavoro o comunque di essere arrivato a destinazione - se non ci fosse un traguardo, non comincerebbe a correre affatto o morirebbe strada facendo.

Quando penso a incastri apparentemente insolubili, mi viene in mente una lezione di guida in cui, avendo parcheggiato in uno spazio molto stretto, ero rimasta bloccata, certa di non poterne uscire senza fare danno. Al che l’istruttore ha detto in tutta dolcezza: «Signorina, se ci è potuta entrare, può anche uscire». Detto fatto.

Einstein diceva «Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi»: se proprio ti sembra di non potergli dare ragione, concedigli almeno il beneficio del dubbio e prova a cambiare prospettiva: forse da un’altro punto di vista il paesaggio cambia quanto basta a mostrarti una via d’uscita. Se continui a vederti vittima delle circostanze non risolvi il problema, dunque quella prospettiva non è utile allo scopo, se il tuo scopo è trovare una soluzione.

Se una circostanza ti coinvolge ne sei parte e in qualche modo hai contribuito a crearla o quantomeno stai contribuendo a tenerla in piedi. Trova l’idea sulla quale si fonda il tuo permanere in quella situazione (‘se non ci fossi io sarebbe un disastro’, ‘non può stare senza di me’, ‘non posso stare senza di lui/lei’, ‘non potrei fare altrimenti’, ‘non potrei vivere altrimenti’, ‘non posso chiedere aiuto’, ‘ho fatto o subìto una cosa indicibile’, ‘non sono abbastanza bravo, bello, estroverso, capace, ...’, ‘non piaccio a nessuno / mi odiano tutti / tutti vogliono il mio danno’, ‘sto per morire’, ‘una persona che amo sta per morire’, ‘ho sempre ragione io / ho sempre torto’, ... ce ne sono infinite) e metti quell’idea alla prova: è proprio vera? sempre sempre? o ci sono delle eccezioni? e cos’è che la rende tragica? Prova a scaricare la pistola che le circostanze ti puntano contro, o che tu stesso punti contro di te. Chiedi aiuto se è necessario, o anche solo un secondo parere. Trova un punto di soddisfazione. Sei libero di scegliere per te ciò che ritieni meglio, e ciò vale anche per tutti gli altri. Va bene che tu non faccia tutto ciò che ti viene richiesto, se lo desideri, e va bene che gli altri non facciano tutto ciò che chiedi tu.

E se la situazione è molto complessa, smontala in pezzi più piccoli: invece di porre un solo traguardo a distanza infinita, poni traguardi più piccolo ogni 100 metri, o anche ogni mezzo metro se occorre. È l’unico modo per arrivare a destinazione.

A meno che la tua meta non sia permanere in una situazione che trovi insolubile: allora saresti comunque arrivato, e, a pensarci bene, potresti dirti soddisfatto.